NON CONVINCONO LE PROVE DELLA SCUOLA DI ANIMAZIONE
Repubblica — 05 giugno 2009
C' ERA una volta, e forse c' è ancora, il tema in classe. Patetica palestra scolastica, in cui ogni scolaretto o scolarone doveva dar prova d' essere poeticamente ispirato e letterariamente costruito, una specie di Leopardi o Petrarca del futuro, o un critico letterario come ce ne sono troppi. Idea crociana della creatività e dell' apprendimento, che serpeggia ancora oggi nelle scuole, non solo in quelle, disastrate, dell' Istruzione pubblica, ma anche in quelle di cinema e di cinema d' animazione, dove il tema in classe è il cosiddetto film di diploma. Come nelle barcollanti performance letterarie, il candidato è messo cinematograficamente a confronto con sé stesso e le personali risorse ancora verginelle, anziché venire più utilmente indirizzato a esplorare i maestri del settore, in lavori d' analisi e approfondimento, in prove che attestino una stato di salute della «lettura», anziché della «scrittura», per la quale c' è sempre tempo: e non è mai obbligatoria. Da questi equivoci didattici, magari imposti dai nostri velinistici ministeri, discende la delusione di fronte a risultati inevitabilmente debolucci, ingenuamente saputelli, miserini di basi culturali, anche se ferratissimi, magari, nelle acrobazie tecniche assorbite nelle devozionali maratone Internet. Delude, per tali motivi, il campionario di stagione, oggi alle 16.30 al Massimo 1 con consegna dei diplomi, del Dipartimento Animazione del Centro Sperimentale di Cinematografia di Chieri, fiero tuttavia della presenza di Il naturalista, unico corto italiano, al recente Festival di Cannes. Tralasciando Sbam, banale gag di zoppicante resa 3D, La reliquia rivoltosa e Opus Dei, entrambi in due dimensioni e curiosamente - e meritoriamente - accaniti sulle religio-dipendenze di casa, non vanno oltre le forme espressive del promo o del videogame: che non sono però «cinema» (d' animazione), ma il suo balbettamento o la sua semplificazione.